Come ritrovare gli oggetti e i luoghi di vita quotidiana dei nostri antenati
Ieri ho visitato i nuovi locali recentemente inaugurati nel Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari: nella suggestiva cornice dell’antico monastero benedettino incastonato nelle antiche mura urbane, si sta realizzando un vero gioellino per la valorizzazione della nostra storia.

Ogni volta che ammiro questi oggetti arrivati sino a noi da epoche così lontane, provo a immaginare una mia antenata che 500 anni fa riempiva con amore quel piatto di ceramica per dar da mangiare ai suoi figli, un mio antenato che nel IX secolo custodiva gelosamente le monete con l’effigie dell’imperatore bizantino guadagnate dopo una dura giornata di lavoro o, perchè no, un antenato di età preistorica che intagliava pazientemente un cucchiaio di legno, forse proprio quello esposto nella vetrina, ritrovato in uno scavo a Santa Maria del Buon Consiglio, nel cuore della città vecchia, e risalente a 3500 anni fa!
Monete di Barion/Barium (III secolo a. C.) Coppa di ceramica con motivo a pesci ed uccelli ritrovata durante gli scavi nel monastero
E la genealogia in tutto questo?
Attiguo al complesso museale si può visitare anche un’area archeologica con scavi a cielo aperto: si tratta dei resti dell’antica chiesa di San Pietro alle Fosse, o Maggiore, sede del convento dei frati minori osservanti, la cui ultima ricostruzione risale al 1618. Tra le altre cose si possono scorgere i numerosi vani sepolcrali realizzati all’interno della chiesa.
I defunti infatti venivano sepolti all’interno delle chiese: i più ricchi in cappelle e vani sepolcrali appositi, gli altri in spazi comuni recuperati nelle strutture sotterranee, come le cripte.

Veniamo ai miei antenati: domenica 19 novembre 1758 venne sepolta qui (“nella chiesa di San Pietro le fosse”) la mia antenata Santa Carella, di 70 anni circa. Sebbene l’atto di sepoltura non lo specifica, possiamo immaginare che la cerimonia si svolse alla presenza di suo marito, Nicola Santo Pascazio, dei loro figli, tra cui la mia antenata Teresa Pascazio (1722-1806) accompagnata da suo marito Giuseppe Loiacono (1725-1811) e chissà, forse c’era anche il piccolo Nicola Santo Loiacono (1752-1804), di appena sei anni, un quadrisavolo di mia nonna paterna.
Da quel momento per tutti loro questo è diventato un posto speciale, in cui riposava per sempre una moglie, una madre, una nonna.

Dopo oltre 250 anni, camminando sui resti di quelle pietre, a me piace pensare a Santa, a Nicola Santo, a Teresa. In fondo è anche grazie loro se oggi sono qui!
Fonte:
– Oggetti esposti nel Museo archelogico di Santa Scolastica a Bari
– Archivio capitolare di Bari, Registro delle sepolture, anno 1758