Decaro o De Caro? Gli antenati del sindaco di Bari (parte seconda)

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Tra torri di avvistamento, conventi e l’ultima epidemia di peste europea: un viaggio nel tempo sino alle origini della famiglia del primo cittadino di Bari



PARTE SECONDA



Nella puntata precedente abbiamo iniziato un viaggio nel tempo sulle tracce degli antenati di Antonio Decaro, sindaco di Bari dal 2014 e presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani.

Il presente e il passato recente della famiglia Decaro è legato a Torre a Mare, oggi quartiere periferico a sud di Bari e un tempo marina di Noicattaro, piccolo comune alle porte del capoluogo pugliese. Qui si trasferisce negli anni ’30 nonno Antonio Decaro (1892-1981), originario proprio di Noicattaro, così come gli altri antenati del sindaco: il bisnonno Giuseppe Michele (1842-1924) e il trisnonno Antonio (1797 c. – 1870).

Decaro o De Caro? Come si chiamavano gli antenati del sindaco di Bari? Questa è stata la nostra domanda di partenza. Proveremo a rispondere in questa seconda ed ultima parte della ricerca, presentando gli antenati settecenteschi del sindaco. La risposta, lo vedremo, sarà sorprendente!


Il sindaco di Bari riflette pensieroso: “Mi chiamo Decaro o De Caro”?



IL QUADRISAVOLO: STEFANO E L’ULTIMA GRANDE PESTE


Nella prima parte della ricerca siamo risaliti sino all’omonimo trisnonno Antonio Decaro (1797 c. – 1870), nato a Noja (l’antico nome di Noicattaro) sul finire del Settecento, da Stefano e Benedetta Buono.

Stefano Dicaro (!) nasce a Noicattaro intorno al 1780, figlio di Antonio e di sua moglie Domenica Cappelli. Di lui sappiamo poco: è un contadino come suo padre Antonio, si sposa giovanissimo con Benedetta Buono e sul finire del secolo nasce suo figlio Antonio (1797 c. – 1870), con tutta probabilità il primogenito, ereditando il nome del nonno paterno. La famiglia abita in strada del Carmine, come i loro discendenti nei decenni successivi.

Il 27 gennaio 1816 il quadrisavolo Stefano muore a soli 35 anni nella sua casa in strada del Carmine. Quali sono le cause di questa morte improvvisa?


1816 – Atto di morte di Stefano Dicaro, quadrisavolo del sindaco di Bari


Quella di Stefano non è l’unica morte “insolita”, tutt’altro! In quei mesi lo stato civile di Noicattaro registra una crescita esponenziale dei decessi. Scopriamo così che, a cavallo tra il 1815 e il 1816, la popolazione di Noicattaro fu decimata dall’ultima grande epidemia di peste registrata sul territorio europeo, e che vide come epicentro proprio il piccolo borgo barese.

Il racconto di quei mesi terribili è narrato in un interessante reportage realizzato da Barinedita: il morbo fu portato in paese da tale Liborio Didonna, commerciante sessantenne appena rientrato da un viaggio di lavoro in Dalmazia. Dopo aver colpito fatalmente lui e la sua famiglia, l’epidemia si diffuse rapidamente in paese mietendo oltre 800 vittime in meno di sei mesi.

Il picco dei decessi si verificò proprio alla fine del mese di gennaio: il quadrisavolo Stefano Dicaro, morto il sabato 27 gennaio, è una delle 126 vittime della peste registrate a Noja nell’ultima decade del mese.

Malgrado l’intervento tardivo, le autorità riuscirono ad isolare il morbo applicando misure straordinarie come la messa in quarantena della città – intorno a Noicattaro fu scavato un fossato circondato dai posti di blocco dell’esercito borbonico – e il concentramento dei corpi degli appestati in luoghi isolati e rigorosamente sigillati.

Tra questi, vi furono anche le spoglie del povero quadrisavolo Stefano, pianto dalla moglie Benedetta Buono, dal giovane figlio Antonio e anche dagli anziani genitori – il quinquisavolo Antonio (1750 c. – 1826) e sua moglie Domenica Cappelli – ancora in vita all’epoca dell’epidemia.


“Sepoltura di appestati. Pena di morte a chi l’aprirà. Anno 1816”. Lapide apposta nel luogo di sepoltura delle vittime fuori dal paese, conservata nel palazzo della Cultura di Noicattaro



IL QINQUISAVOLO: IL PRIMO ANTONIO


Antonio Di Caro nasce a Noicattaro intorno alla metà del Settecento da Stefano Di Caro, bracciale e piccolo proprietario, e Chiara Cinquepalmi, nella loro casa sita “nel borgo del Carmine”.

Di lui sappiamo poco: Antonio è un contadino come suo padre Stefano e intorno al 1780 sposa Domenica Cappelli, da cui avrà un figlio chiamato Stefano (1780 c. – 1816), probabilmente il loro primogenito visto che eredita il nome dal nonno paterno.

Dopo aver seppellito il figlio Stefano, vittima della peste del 1816, ed essere rimasto vedovo, il quinquisavolo Antonio Di Caro muore a Noicattaro il 21 dicembre 1826 all’età di 76 anni circa, nella sua abitazione in strada del Carmine.

Il nome Antonio viene da lui trasmesso al trisnonno Antonio Decaro (1797 c. – 1870), che a sua volta lo “passerà” a nonno Antonio (1892 – 1981) per giungere infine al sindaco di Bari: ben quattro Antonio in oltre 250 anni e otto generazioni di Decaro!


1826 – Atto di morte di Antonio Di Caro, quinquisavolo del sindaco di Bari



L’ESAVOLO: STEFANO IL PICCOLO PROPRIETARIO


Eccoci giunti all’ultima generazioni di antenati della famiglia Decaro a cui siamo risaliti: si tratta di Stefano Di Caro, nato nei primi anni del Settecento, esavolo del sindaco di Bari Antonio Decaro (il nonno del nonno del nonno di suo padre!).

Per saperne un po’ di più sull’esavolo Stefano abbiamo consultato un documento molto interessante conservato all’Archivio di Stato di Bari: il catasto onciario del 1750 circa.

Voluto da re Carlo III di Borbone, il catasto onciario è una sorta di censimento generale della popolazione del regno di Napoli alla metà del Settecento. Per ogni località del regno la popolazione viene elencata in nuclei familiari (o “fuochi”) con l’età e la professione di tutti i componenti, il luogo di abitazione, oltre all’elenco delle proprietà del capofamiglia (il documento era redatto infatti a fini fiscali). Una vera e propria miniera di informazioni per conoscere la vita dei nostri antenati!

Dal catasto onciario di Noicattaro sappiamo che intorno al 1752 Stefano Di Caro ha 46 anni, è un bracciale (contadino), e vive in una casa di sua proprietà al borgo del Carmine con sua moglie Chiara Cinquepalmi, di 30 anni, e i loro figli Marino di 9 anni, Caterina di 7, Gentile (una bambina) di 4 e il piccolo quinquisavolo Antonio, di solo un anno.

Quindi già dalla metà del Settecento i Decaro abitano nei pressi della chiesa del Carmine: si tratta della stessa casa nella quale 150 anni dopo nascerà il bis bis bis nipote di Stefano, nonno Antonio (1892)? Difficile dirlo! Ma la presenza di una famiglia nello stesso quartiere per generazioni e generazioni è veramente sorprendente.

Piccola parentesi su Marino Di Caro, figlio maggiore di Stefano: Marino muore ottantenne a Noicattaro nel 1824, e si chiama fra’ Carmine, dopo essere diventato frate… carmelitano, ça va sans dire!


1752 c. – Catasto onciario dell’esavolo Stefano Di Caro (fonte: Archivio di Stato di Bari)


Il catasto onciario elenca le numerose proprietà di Stefano: oltre alla casa nel borgo del Carmine, l’esavolo Stefano possiede 50 “ordini” di viti e 28 “ordini arbostati” in luogo detto Montenuovo, 20 ordini arbostati in luogo detto il fondo di Capurso, 5 ordini di terre arbostate in luogo detto sotto il fondo di Santa Maria dell’Incoronata, un’opera di terre sciolte in luogo detto Cipierno con 25 ordini di viti, un vignale di terre arbostate in luogo detto via di Capurso, mezza vigni di viti e 18 ordini arbostati in luogo detto al Trappeto, 12 ordini arbostati luogo detto la via di San Vito, un vignale di terre seminate luogo detto alla Marina, “due pari di bovi aratorii e una somarra” (un somaro), oltre ad un’altra casa foranea al borgo del Carmine.

Tutte queste proprietà fruttavano una rendita annua di tutto rispetto, e rendevano l’esavolo Stefano un contadino proprietario più che un semplice bracciale o bracciante.


1752 c. – Tra le proprietà dell’esavolo Stefano Di Caro due paia di bovi aratori e una somara (fonte: Archivio di Stato di Bari)


Con l’esavolo Stefano e il catasto onciario della metà del Settecento concludiamo il nostro viaggio tra gli antenati del sindaco di Bari. Per andare indietro nel tempo e risalire alle generazioni precedenti non ci resta che consultare gli archivi parrocchiali di Noicattaro, attraverso i quali potremmo arrivare anche alla metà del Cinquecento!


Genealogia ascendente della famiglia Decaro (@Storie di famiglia)



DECARO O DE CARO? DI CARO!


Giocando sulla confusione e sull’errore compiuto da molti cittadini baresi e non, siamo partiti da una semplice domanda: ma gli antenati del sindaco di Bari si chiamano Decaro o De Caro? Risposta: nessuno dei due, gli antenati del sindaco di Bari si chiamano Di Caro!




Seguendo la storia della famiglia Decaro abbiamo visto come i nostri cognomi sono delle parole vive, che mutano nel corso del tempo e delle generazioni sino ad arrivare ai giorni nostri, attraversando la Storia e le storie.

Storie fantastiche da raccontare: storie di famiglia, di ogni famiglia.


Pronti i nuovi manifesti elettorali per il sindaco Antonio DI CARO


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Fonti:
– Atto di morte di Stefano Di Caro (1816). Stato civile di Noicattaro, Morti, atto 221
– “Noicattaro, ultimo paese in Europa colpito dalla peste: la storia“, reportage di Eva Signorile apparso su Barinedita.it il 29 luglio 2014
– “Sepoltura di appestati. Pena di morte a chi l’aprirà. Anno 1816”. Lapide conservata nel palazzo della Cultura di Noicattaro (on-line su micello.it)
– Lista delle persone morte a Noicattaro durante la peste del 1815/16 (on-line su geneasud.20minutes-blogs.fr)
– Atto di morte di Antonio Di Caro (1826). Stato civile di Noicattaro, Morti, atto 136
– Catasto onciario di Stefano Di Caro (1752). Archivio di stato di Bari, Catasti onciari, Noicattaro




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